Verso la ricostruzione datata 31 Marzo

Sto cercando di rialzarmi e mettere insieme i pezzi. Nella mia forma mentis c’è l’abitudine di pormi obiettivi da raggiungere.

Questa volta stavo navigando a vista, fino a che una persona spuntata magicamente dal nulla mi ha detto “va bene, tutto, è giusto che tu stia male e che sfoghi il dolore, ma poniti un limite. il 31 marzo torni a sorridere”.

Oh che vi devo dire, è bastato così poco per farmi arrivare uno schiaffo colossale.
Quindi, consapevole che siamo esseri umani, fragili come vasi di porcellana che possono rompersi, ho realizzato che ho tutte le potenzialità per rimettere insieme i pezzi, forte dell’esperienza vissuta e del mio valore.

Adoro il cervello umano, una rete complessa, costituita da miliardi di connessioni neurali, una ragnatela in grado di modificarsi e riadattarsi agli eventi esterni. L’immensa potenzialità della plasticità cerebrale. Insegno ai miei studenti la tecnica del problem solving, ma mi sono resa conto che non la stavo applicando su di me, sulla mia interiorità. La prima cosa da fare è mappare l’ambiente circostante, capire cosa sia accaduto, il perché è irrilevante al momento. è accaduto e basta e bisogna prenderne atto. Detto questo, costruisco il mio modello di reazione per la rinascita. Io ci credo fortemente nella capacità di adattamento, non ci siamo estinti in miliardi di anni, grazie a questo. Siamo costruiti per rialzare la testa anche dopo le più difficili esperienze.
La mappa di ciò che mi circonda l’ho fatta, geolocalizzando e focalizzandomi sugli eventi significativi ed impattanti. Adesso, devo attivare le mie misure di conservazione di me stessa e mitigazione dell’impatto, fino ad arrivare ad annullarlo, ove possibile. Ma come? Non tutti siamo uguali, non c’è un manuale delle istruzioni. Non tutti abbiamo gli stessi strumenti, ed ecco che entra in gioco la soggettività del carattere di ogni individuo. Io come sono? Come vivo, come sento, come reagisco, come affronto?

Mi definisco una donna Sensibile, concentrata sulle sensazioni e sulle emozioni che provo e sullo stato d’animo delle persone che mi sono vicine. Sempre pronta a dare supporto emotivo agli altri, anche perché da questo traggo parte della mia autostima. Per me è importante avere relazioni sane, consolidate e positive.
Ecco, io sono così, e una donna così, come si comporta davanti ad un trauma? Non è facile fare questa analisi di soli, ma per fortuna ci sono figure professionali che possono aiutare in questo, ed io sono giunta, per ora, a fare questa considerazione su di me:
“essendo io molto abile a comprendere e sentire le mie emozioni, non riesco ad evitare il dolore e lo percepisco in tutta la sua esplosione, in tutta la sua ampiezza, e questo sembrerebbe essere un limite”. Oggi mi trovo a questo punto, nel bel mezzo del dolore.
La mia psicologa dice, che passata questa fase, ne scatta un’altra. Conoscere, riconoscere e sentire forte il dolore, è un’arma potente perché averne contezza ti permette di accettare la sofferenza ed elaborarla più facilmente di chi non lo vive così forte. Altro punto di forza è la spiccata capacità di costruire reti sociali molto forti con amici e parenti ed il mondo in generale, cosa che aiuta molto per superare il trauma più velocemente. D’altro canto c’è da fare molta attenzione perché un grado di emotività ed empatia così alto mi rende una persona facilmente manipolabile e predisposta a subire il fascino altrui.
Quindi:
– analisi dell’ambiente: fatta;
– analisi di me stessa e dei miei strumenti: in bozza ed in corso di elaborazione;
– strategia di rielaborazione: da studiare.
ma ho ancora tempo da qui al 31 Marzo! I punti su cui lavorare sono diversi:

  1. rinforzare il proprio ego ed identificare i miei bisogni come leggittimi ridefinendo i confini tra me ed il mondo in cui mi ero fusa;
  2. Rimettermi al centro per fare emergere qeull’IO sommerso (il mio mosaico)
  3. rispondermi alla domanda: quali sono le miei esigenze più autentiche? cosa mi fa stare bene?

Ho da lavorare. Ma amo gli obiettivi raggiunti. Mi sento meglio.


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